Colori, fili e forme geometriche: questi sono i cardini dell’arte di Gabriel Dawe, artista messicano che con le sue installazioni arriva a creare meravigliosi fasci di luce rifratta. Migliaia di filamenti in poliestere vengono tesi ed intrecciati dal pavimento al soffitto, ricreando uno spettro di luce scomposto nei diversi colori dell’arcobaleno. I suoi colori, così vivi e lucenti, possono alterarsi o dissolversi gli uni negli altri, in base alle differenti angolazioni da cui si osservano, creando illusioni ottiche che variano e modellano la nostra percezione di profondità.
© Gabriel Dawe, Plexus no. 35, Toledo Museum of Art, 2016
© Gabriel Dawe, Plexus no, 19, Villa Olmo, 2012
Attraverso i colori e l’utilizzo del filo possiamo percepire come la sua arte sia profondamente impregnata nella cultura messicana, come il ricamo sia presente fin dalla sua infanzia. Se si presta attenzione, si può capire che alla base di qualsiasi sua opera vi è il concetto di ricamo, emblema della tradizione messicana. Questa competenza, però, si sta via via estinguendo, divenendo una pratica minore e spesso associata solamente alla figura femminile. È in quest’ottica così limitata, assorbita fino dall’infanzia, che le sue opere nascono e risplendono, simboleggiando il desiderio di sovvertire i ruoli tradizionali della sua cultura, svincolandole da ogni pregiudizio.
© Gabriel Dawe, details of Plexus no. 22, Zadok Gallery, Miami, 2013
© Gabriel Dawe, details of Plexus no. 22, Zadok Gallery, Miami, 2013
Nella serie di opere “Plexus” Dawe esplora il legame tra moda ed architettura. Egli afferma che entrambe le discipline hanno la funzione di proteggere e coprire l’individuo; ciò dimostra come l’umano si senta vulnerabile, bisognoso di un riparo. Nelle sue installazioni però questo concetto cambia, si sfalda. Scegliendo di utilizzare il tessuto, l’elemento portante della moda, come essenza e materia delle sue forme architettoniche egli dà vita ad una sorta di struttura percepibile ma contemporaneamente astratta, dove l’umano non può trovare rifugio.
© Gabriel Dawe, Plexus A1, American Art Museum's Renwick Gallery, 2015
© Gabriel Dawe, Plexus no, 19, Villa Olmo, 2012
Un particolare affascinante delle sue installazioni sta nel fatto che esse siano site-specific, ovvero idealizzate e progettate per un luogo specifico, studiandone anticipatamente spazi, luce e forme. In tal modo, in ogni luogo si crea una sinergia tra opera e spazio così intensa da ipnotizzare gli spettatori, regalando esperienze ed emozioni irriproducibili.
© Gabriel Dawe, Plexus no. 3, Guerillaarts, Dallas, 2010
Curiosamente, al termine di ogni mostra, Gabriel recupera i fili utilizzati per dare a loro nuova forma e vita. Un esempio del loro riutilizzo sono la serie di opere intitolate “Relics”; attraverso il colore questi cimeli continuano a plasmare le sue percezioni e i suoi ideali, rendendoli eterni.
© Gabriel Dawe, Relics of Plexus no. 10, National Centre for Craft and Design, 2011
© Gabriel Dawe, Relics of Plexus no. 18, Kendall College of Art and Design, 2012
© Gabriel Dawe, Relics of Plexus no. 19, Lot 10 Gallery, 2012
Per molti altri lavori visita il sito: https://www.gabrieldawe.com/
- Giorgia Reginato
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